Modena, 26 maggio 2013

(update: 20 settembre 2013)

 

Il contratto di rete nasce nell’aprile del 2009.

Quando siamo nati noi su Linkedin come gruppo di discussione “RETI DI IMPRESE PMI”, nel giugno del 2011, in Italia le reti di imprese censite erano circa 70. Quindi una media annua, fino a quel momento, di 35 reti costituite a livello italiano.

 

Dal giugno 2011 sono passati altri due anni e oggi, dagli ultimi dati, questo numero ha superato (dati Infocamere) le 1000 reti. La media è quindi arrivata a 250 reti anno. E le imprese coinvolte circa 5.000 (i dati non sono precisi perchè volutamente solo tendenziali e inoltre continuamente in evoluzione). Se tutto ciò lo leggessimo poi su una curva temporale, noteremmo ovviamente una linea che da quasi piatta si stacca in una progressione che tende sempre più verso l’alto.

Quattro anni di vita complessiva di un modello organizzativo che è entrato prepotentemente alla ribalta, complice la grave crisi che tutti conosciamo. Ed è un modello continuamente in evoluzione, che sta ancora cercando continue strade e modi per migliorarsi, sottoposto spesso da un lato a pesanti critiche o, dall’altro, a pretese miracolistiche insensate.

Secondo noi, che con questa realtà, come gruppo e come Assoretipmi, conviviamo ogni giorno, la situazione è molto diversa.

Dal web, il nostro punto di partenza che è e rimane più che mai un canale insostituibile proprio nell’ottica e nel desiderio / bisogno sempre più diffuso e pressante in un sempre maggior numero di settori e casi specifici di “fare rete”, noi ci siamo spostati sul territorio per entrare nella vera dinamica della costruzione di reti, vedendo nel connubio territorio / settore / competenze professionali l’insostituibile meccanismo che può portare al concreto sviluppo sempre più diffuso di questo importantissimo modello organizzativo.

Il nostro modus operandi, come associazione ormai fortemente attiva in quasi tutte le regioni italiane, è quello di creare un matching positivo tra le reali esigenze del territorio (tutto il territorio italiano) su cui operano le imprese, tenendo ben presente nel contempo le esigenze occupazionali sia delle reti in quanto tali (quindi esigenze del modello organizzativo RETE) sia le esigenze occupazionali delle imprese coinvolte all’interno delle reti stesse (parliamo ormai di decine di migliaia di lavoratori).

E questo, come si può facilmente capire, non è più un fenomeno che possa essere sottovalutato, anche vedendo la tendenza che le reti, disdettando l’iniziale intenzione del legislatore, stanno assumendo: non più un contratto tra imprese al termine del quale esistono due strade: o lo scioglimento dello stesso per “incompatibilità” tra imprese retiste, oppure la creazione di una NEWCO (il famoso parallelismo tra “fidanzamento” e “matrimonio”). Quello a cui si assiste è sempre più la tendenza delle reti verso una nuova vera e propria FORMULA STABILE DI ORGANIZZAZIONE TRA IMPRESE, che hanno sempre più la tendenza a reiterare il contratto postergando la data di scadenza naturale del contratto originale stesso.

Le imprese che sempre più oggi ci chiedono di aiutarle a costruire la rete non sembrano proprio nemmeno più interessate a porsi questo problema. Per loro costituire la rete è già di fatto creare una forma stabile di collaborazione con altre imprese, per ottenere quei vantaggi che da sole, e andando avanti sempre meno, potrebbero mai pensare di raggiungere, inclusa la loro stessa sopravvivenza.

Sembra quasi che si stia arrivando in maniera del tutto imprevista rispetto ai dettami iniziali, in un mix di nuova coscienza degli imprenditori, nuova consapevolezza e maggior chiarezza della situazione economica generale,  ineluttabilità delle nuove tendenze che l’economia mondiale sta assumendo, maggior conoscenza del modello di rete e arrivo a dire una nuova voglia di riorganizzare la propria impresa e il proprio futuro secondo schemi e traiettorie più “umano centriche”, ad un nuovo tipo di riorganizzazione del sistema economico complessivo, e quindi ad una definizione di antichi e ormai ristretti confini di politica industriale, territoriale, ambientale e occupazionale. Confini che nessuno, nemmeno il più illuminato, preparato e visionario legislatore, avrebbe mai potuto prevedere al momento della proposizione del primo e ormai molte volte ritoccato originario contratto di rete.

In tutto questo credo che anche il gruppo di discussione su Linkedin RETI DI IMPRESE PMI stia svolgendo sempre di più un importantissimo e direi decisivo ruolo divulgativo e culturale, ampliando la visione di molti, imprenditori e professionisti, verso il modello di rete. E la nostra Associazione, che di quel gruppo è di fatto “figlia” e ne è soprattutto l’ideale emanazione operativa sul territorio, si sta impegnando sempre di più non solo a recepire le istanze che ho cercato di tratteggiare, ma a diventare fucina e cantiere di nuove proposte concrete, dando il giusto spazio a tutte quelle risorse imprenditoriali, professionali e territoriali che delle reti sono la vera materia prima.

Ci sono nuovi e molti ambiti che stiamo percorrendo, interpretando le nuove esigenze e le evoluzioni che il modello di rete richiede. Di queste istanze ci stiamo già occupando da tempo senza particolari clamori, ma procedendo con il giusto passo, senza pericolose e inconcludenti fughe in avanti ma ovviamente tenendo conto dell’urgenza che tutto quanto quello che sta accadendo richiede. Siamo molto lontani dalla tendenza ai facili proclami per poi trovarsi a fare i conti con una realtà ancora troppo spesso impreparata e non dotata delle giuste risorse finanziarie, culturali e professionali. Questi ingredienti, per dare qualche risultato concreto e soprattutto stabile, devono essere presenti nelle giuste dosi, avere una certa omogeneità e procedere di pari passo, e l’ingrediente che manca deve essere in qualche modo reso disponibile da chi, come la nostra associazione, può e deve farsene carico e portatrice.

Nei prossimi mesi saranno molte le azioni che Assoretipmi metterà in campo, a partire da un programma formativo a 360° sulle Reti e sulla formazione delle competenze professionali di chiunque se ne vorrà e dovrà occupare.

Tornando un attimo ai numeri e a quello che possono esprimere soprattutto a livello tendenziale, 800 reti stanno interessando circa 4.000 imprese. Ora, tenendo anche conto delle quasi sempre mini, micro e piccole dimensioni delle aziende italiane (di queste stiamo parlando, cioè le uniche, anche se non esclusive, che possono avere straordinari vantaggi dall’aggregarsi in reti veramente operative e funzionanti e dai ben più vasti e sconfinati orizzonti che la singola impresa può immaginare), diciamo che ogni impresa abbia 10 dipendenti (i numeri sono, ripeto, imprecisi ma solo e volutamente tendenziali).

Ciò significa che già oggi, senza pensare alle stime a fine 2013 che parlano di almeno 1.500 reti realizzate sul territorio italiano, stiamo parlando di un numero imprecisato di lavoratori (impiegati, dipendenti, operai delle imprese “retiste”) che tende ragionevolmente alle 40.000-50.000 unità.

Senza contare un altrettanto numero imprecisato, ma sempre più consistente e preparato, di migliaia di risorse professionali e manageriali che delle reti e nelle reti potranno trovare quel nuovo ambito professionale che la crisi e la chiusura di tante aziende ha purtroppo generato, e nel quale potranno riqualificarsi e ritrovare un proprio ambito di competenze operative.

Sono numeri già talmente rilevanti che credo che di tutto questo la politica ed il governo dovranno sempre più tener conto in tutte le prossime azioni che metteranno in campo a sostegno dell’economia nazionale, mi verrebbe da dire in modo molto più chiaro e preciso di una vera e propria nuova politica industriale.

Noi, una piccola associazione nata dal web, senza aiuti né appoggi politici, senza mezzi e risorse se non quella di una modesta quota associativa che chiediamo a chi crede in noi e nelle iniziative che proponiamo, lontani dalle luci della ribalta se non quella che continuamente proponiamo attraverso una incessante opera di sensibilizzazione e divulgazione soprattutto attraverso il web, su questi temi e in questa direzione stiamo già andando da soli, ma con il consenso di un sempre maggior numero di imprenditori convinti che la strada sia quella giusta, alla giusta velocità, con la giusta proporzione tra farsi carico dello status quo e la spinta evolutiva del modello di rete.

Un manipolo di visionari ? sinceramente non lo credo più, e la realtà che ogni giorno ci viene incontro sullo stesso solco che noi abbiamo individuato e stiamo percorrendo, è la più importante riprova della giuste attese di un mondo fatto di uomini, donne e imprese che ormai, e definitivamente, non può più permettersi di aspettare.

 

di Eugenio Ferrari,
presidente Assoretipmi

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