Per me, da piccolo, la magia del Natale cominciava sempre quando, una mattina di dicembre, nella mia casa nel centro di Modena, sentivo ad un certo punto provenire dalla strada la musica degli zampognari.

Era da quel momento, né un istante prima né dopo, che per me cominciava ufficialmente il Natale, la musica delle zampogne sanciva l’inizio di un periodo magico, fatto di vacanze, giocattoli, serate interminabili a giocare col trenino e attese notturne guardando classici film di Natale, in orari notturni riservati di solito sempre e solo ai “grandi”.

Chi fossero esattamente questi uomini, gli zampognari, esattamente non lo so. A me sembravano un po’ pastori e un po’ briganti che spuntavano dal nulla con le loro zampogne e vivevano, nella mia mente, un solo giorno all’anno, di solito l’antivigilia, e mi era del tutto indifferente sapere cosa facessero prima o dopo quel giorno, scomparivano e basta per altri 364 giorni. Quel suono così particolare che si sentiva da lontano, già a due o tre isolati di distanza, all’inizio arrivava sempre molto sottile, una percezione indistinta, per poi esplodere improvvisamente di colpo quasi sotto casa, così come esplodeva il mio sorriso, perché sapevo che la potenza delle zampogne dava inizio alle feste e alla magia del Natale.

Oggi, per quanto mi sforzi di ascoltare, di zampognari in giro non ne sento più.

Il Natale oggi arriva di solito molto ma molto prima dell’antivigilia, ogni anno mi pare sempre un po’ prima. Più o meno già a metà novembre scatta il primo spot televisivo con lo zucchero a velo che si spande su qualche dolce troppo bello per essere vero, e in me in quell’istante scatta contemporaneamente sempre anche un incredulo “Ma è già Natale ?”, per l’evidente discrasia temporale tra i miei ricordi di bambino, il periodo delle festività vere e proprie e il periodo commerciale che ci si prepara davanti.

Non starò certo qui a farla tanto lunga sui soliti discorsi sul consumismo che spazza via qualsiasi magia e poesia in nome della logica del mercato ecc ecc, argomentandoli con nient’altro in fondo che la nostalgia di qualche mio ricordo d’infanzia. Ma quanto il tritacarne mediatico sia arrivato ormai ad un triste e inglorioso epilogo, su quello sì bisognerebbe spendere più di un minuto di riflessione.

Ci sarebbe da riflettere attentamente sul senso logico di questo rito consumistico, che di magico non ha più nulla, fatto di acquisti pre e post natalizi a cui tutti, chi più chi meno, siamo chiamati, e a chi realmente possano ancora giovare questi messaggi talmente ipocriti da aver perso qualsiasi credibilità sulla gioiosità che vorrebbero rappresentare. Poi, passata la sbornia e i cenoni, ci ritroveremo inevitabilmente anche quest’anno a vedere piramidi di pandori nei supermercati a prezzi irrisori, nella speranzosa e forse inutile attesa che qualcuno si decida via via a smaltirli. Sarà forse anche per questo che la pubblicità ha perso quasi il 25%, una dannata percentuale che incombe ormai da molto tempo nelle nostre vite e che si profila come una mediana al ribasso,qualche punto in più, qualche punto in meno,  su quasi tutto il mondo che ci circonda: disoccupazione,valore degli immobili, tasso di natalità, ecc ecc, in controtendenza solo, di pari percentuale, con gli acquisti Hi-tech.

Forse l’indice su cui ragionare è un po’ quello: siamo tutti diventati più poveri di almeno un 25%, ma spesso anche molto di più, solo di 3 o 4 anni fà. Siamo in sostanza tornati allo stesso potere di acquisto che avevamo negli anni ’80 e ‘90, in termini economici è come se avessimo perso per strada 20 o 30 anni della nostra storia. E forse è un po’ così, tra miopia dei governanti, logica del potere mantenuto grazie al consenso e incapacità di comprendere e governare un mondo in perenne trasformazione. Infine, dulcis in fundo, siamo arrivati addirittura a conflitti intergenerazionali, tra chi ha avuto tutto, tempo, denaro, speranze, e chi non ha più nulla perché tutto, speranze comprese, è stato già consumato negli anni del bengodi e dell’allegra gestione senza ritegno della cosa pubblica.

Questo penso che sia per molti di noi, al netto di ogni bel discorso, il Natale che ci ritroviamo a vivere in questi ultimi anni. Ma nonostante tutto sono certo che ancora oggi nel cuore di ogni bambino il Natale conserva sempre una grande suggestione, che niente e nessuno  riuscirà mai a distruggere completamente. Peccato solo per gli zampognari, gli ultimi protagonisti definitivamente estinti di un Natale ormai troppo antico e troppo ingenuo, gli unici che non hanno saputo aggiornarsi per sopravvivere, magari con qualche spot ben mirato, alle esigenze di questo nostro attuale Natale Hi-tech, molto più moderno ma anche molto più schizofrenico, e ormai definitivamente senza zampogne, con poche illusioni e nessuna magia.

 

di Eugenio Ferrari